Dall’Italia al Pakistan sono circa otto ore di volo.
Eppure Mamma Rosa, la Beata Eurosia Fabris, è riuscita a bruciare la distanza. Lei, infatti - e insieme con lei il suo messaggio di fede in Gesù Cristo vissuto nelle difficoltà e nelle gioie della vita familiare -, è oggi di casa a Lahore, la seconda città del Paese dopo Karachi, tra le prime trenta metropoli del mondo, capitale della regione del Punjab dove sono presenti alcune tra le moschee più grandi dell’Asia. Mamma Rosa è arrivata a Lahore non da sola, bensì insieme a un giovane cappuccino e sacerdote del posto, padre Shahzad (Cesare, per gli amici italiani) Khokher. Durante una recente permanenza a Marola (Vicenza), infatti, padre Cesare ha conosciuto la figura di Mamma Rosa, ne è rimasto colpito e ha così deciso di “trasportare” la devozione fino in Pakistan, in uno dei Paesi dove la presenza di fedeli musulmani è più viva e importante. In diverse chiese della città, padre Cesare ha raccontato ai fedeli -sempre tantissimi ad ascoltarlo, occhi grandi e profondi e attenti mentre il frate cappuccino raccontava la vita di questa straordinaria donna italiana - ciò che ha visto a Vicenza, e insieme la storia di Mamma Rosa, i suoi anni spesi per il bene dei suoi figli e di tutti coloro con cui veniva in contatto, i suoi anni di incontro con Dio e di fede incondizionata nella sua presenza: nulla, in Mamma Rosa, avveniva fuori da un dialogo ricco e costante con Gesù e sua madre Maria. Cosa può dire Mamma Rosa a un Paese di fede musulmana (i cristiani sono una minoranza numericamente risibile)? Difficile rispondere.
Mamma Rosa, così almeno è l’impressione che si ha a leggerne la biografia, semplicemente voleva portare a tutti coloro che incontrava l’amore di Gesù, far sentire che Gesù ama ognuno incondizionatamente. Forse, è questo stesso amore che lei desidera portare in Pakistan attraverso padre Cesare. Dai frutti si vedrà quel che accadrà. Di certo, la vocazione stessa di padre Cesare è legata alla fede islamica.
Ad essa, in qualche modo, il suo essere sacerdote guarda. Non a caso oggi padre Cesare vive a Roma, dove si fermerà fino al 2017, nel Collegio Internazionale dei frati minori cappuccini per conseguire la laurea in islamistica presso il Pontificio istituto di studi arabi. Una laurea che apre a compiti entusiasmanti e insieme delicati. Dice: «Mamma Rosa ha vissuto fino in fondo la propria vocazione di madre, amando Gesù e accogliendo i figli che il cielo gli ha donato. Anche in Pakistan c’è sete di figure come lei.
Per questo mi sto adoperando per farla conoscere nel mio Paese». Del resto, non è per caso che la Chiesa l’ha fatta beata. Portare avanti un processo di beatificazione e anche di canonizzazione significa in qualche modo additare una figura ad esempio per tutta la comunità ecclesiale. E offrire la possibilità di aprire un dialogo con il cielo attraverso l’intercessione di questa stessa figura. Così la devozione per Mamma Rosa è porta verso le cose del cielo, una porta che tutti in qualsiasi parte del mondo possono aprire.