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L’arma più bella per ottenere le grazie

La devozione di mamma Rosa verso la Madonna si esplicitava soprattutto con la recita costante del rosario.

Una sera la donna si recò ad allattare una neonata in casa di una vicina che non aveva latte.

Arrivata lì Giovanni, il padre della piccola, cominciò a sbraitare contro di lei soltanto perché aveva la corona in mano, dicendole: «Butta via quei grani... Che cosa vuoi che ti facciano?».

Mamma Rosa rispose serenamente: «No, questa è l’arma più bella per ottenere grazie. Se tu vuoi ottenere un piacere da uno, vai con le buone, con la preghiera, e allora ottieni. E così dobbiamo fare noi con il Signore e la Madonna.

Non ti pare?». L’uomo ci pensò su, si calmò e rispose: «Sì, hai ragione anche tu».

La santità quotidiana di mamma Rosa

Destinataria di illuminazioni soprannaturali, in una delle quali la Madonna le promise dei figli preti, Eurosia Fabris Barban (1866-1932), con una vita esemplare di moglie e di madre, fu antesignana di ciò che il Concilio ha definito "Chiesa domestica".

È all’ombra del santuario mariano di Monte Berico che la beata vicentina Eurosia Fabris Barban maturò la sua grandissima devozione per la Madonna e ne ricevette visioni che illuminarono soprannaturalmente la sua vita. La più significativa avvenne nel 1891, poco prima della nascita del terzo bambino, quando la Vergine le comunicò di aver accolto la sua preghiera che qualcuno dei figli divenisse sacerdote: «Quelli ch’io metterò alla tua destra saranno sacerdoti; gli altri no», le disse.

Il racconto fatto in seguito da Eurosia descrive il prosieguo della visione: «Allora io con grande slancio di cuore raccolsi al mio fianco destro tutti i sei maschietti che vedevo lì presenti e che il Signore mi avrebbe poi mandati. Ma la Vergine, rimettendo alla mia sinistra i tre minori di essi, soggiunse dolcemente: "Questi tre soli, ch’io metto alla tua destra, saranno sacerdoti; per gli altri il Signore ha disposto altrimenti". "Madonna cara", io conclusi, "sono tanto contenta. Ve ne ringrazio di tutto cuore per questi tre prescelti, perché io non merito tanta grazia, tanto privilegio. Ma ve li offro e consacro fin d’ora tutti, tutti"».

Accadde esattamente così. Fra il 1918 e il 1921 vennero ordinati sacerdoti Giuseppe, Alberto Secondo e Matteo Angelo (frate minore con il nome di padre Bernardino) e la figlia adottiva Chiara divenne suor Teofania. Il più piccolo dei figli, Mansueto Antonio, morì invece di meningite a tredici anni mentre studiava in seminario. Altri due figli e una figlia si sposarono, mentre due ulteriori bambini, Angelo Luigi e Secondo Angelo, erano morti in tenerissima età fra il 1887 e il 1889.

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Insegnamento

La Beata Eurosia Fabris Barban condusse una vita semplice e umile come una di una di noi, che si dedicò totalmente, ma eroicamente, all’amore per la propria famiglia, dalla quale ebbe nove figli, di cui tre sacerdoti, accogliendone poi altri tre in adozione.

Profondamente unita a Gesù, in un’intensa esistenza cristiana forgiata di preghiera e carità, allargò gli spazi del suo cuore dolce e puro rendendo la propria vita e quella di chi la incontrava intrisa di felicità e di fiducia incrollabile nella Divina Provvidenza.

Eurosia, il cui nome greco significa «di buona costituzione corporea o di buona indole interiore», fu particolarmente devota allo Spirito Santo, attratta dall’Adorazione Eucaristica, confidente nell’aiuto immancabile della Vergine Maria, costantemente orante per le Anime in attesa della glorificazione.

Ella capì che vivere cristianamente è la più bella e semplice avventura che si possa scegliere per la propria storia personale, un’avventura di «pace e bene».

Sarta e catechista nella propria Parrocchia di Marola (Vicenza), arricchì la sua bellezza naturale con quella che viene dalla proposta cristiana, seguendo fedelmente la Regola dei Francescani Secolari ed avendo il dono di dialoghi interiori con Gesù stesso. «Mamma Rosa», come è conosciuta tra la sua gente semplice e umile della Diocesi di Vicenza, in Italia, Stati Uniti, Australia, Canada e Filippine ha esaudito le preghiere di molti credenti, quelle soprattutto di giovani spose, non solo intercedendo per il dono della loro maternità, ma anche favorendo adozioni, aiutando concretamente i giovani seminaristi in difficoltà, incoraggiandoli a seguire la vocazione e sostenendo fattivamente le loro famiglie.

La spiritualità di Mamma Rosa

Come già è stato accennato, Rosa Fabris coltivò fin da bambina una profonda devozione allo Spirito Santo, lo Spirito di comunione e di amore, l’anima della Chiesa, il Consigliere, il Paraclito che illumina la mente dei fedeli, anche bambini, e risveglia nel cuore sentimenti di pace, di gioia, di amore, frutti che scaturiscono appunto dallo Spirito Santo, ma che richiedono anche la nostra collaborazione.

“Grandissima era la sua devozione allo Spirito Santo. Ogni giorno frequentemente l’invocava con le espressioni più tenere; perché – diceva – è proprio lo Spirito Santo che ci illumina, ci aiuta nelle tentazioni, ci dà la grazia di Gesù. Faceva sua la convinzione di S. Paolo quando afferma: ‘Lo Spirito sostiene la nostra debolezza, perché noi non sappiamo pregare come si deve. E’ lo Spirito che domanda per noi con gemiti inesplicabili. Colui che scruta i cuori, conosce quello che brama lo Spirito, mentre egli sollecita Dio per i Santi’ (Rm 8,26-27)” .

Un’altra devozione che Rosina apprese dalla lettura del Vangelo e che alimentò con sempre maggiore consapevolezza è quella eucaristica.

“L’età della prima comunione era fissata verso i 12 anni, così possiamo immaginare quanto abbia desiderato questo momento la nostra Rosina. La prima comunione le destò nell’anima una fede insaziabile di Cristo Eucaristico.

In quel tempo la comunione quotidiana non era un’abitudine diffusa, ma non c’era festa del Signore che non fosse una festa anche per la nostra Rosina, la quale trovava le sue delizie nel ricevere Gesù eucaristico, nell’assistere alla S. Messa e alle Funzioni vespertine. Ricordano alcuni testimoni: ‘Era uno spettacolo edificante vedere quella giovinetta in contemplazione, con lo sguardo fisso al tabernacolo, oppure con il viso fra le mani, sembrava un angelo orante e adorante’” .

Anche la Vergine santissima fu amata e pregata in modo speciale da Rosa Fabris, come affermano molti testimoni e anche questa devozione era fondata sul Vangelo perché Rosa aveva capito che Maria conduce a Gesù.

“La devozione alla Madonna era una nota caratteristica della sua vita spirituale. L’aveva succhiata con il latte materno, ne aveva trovato esempi e stimoli nei suoi genitori e soprattutto l’aveva compreso nell’approfondire alcune pagine di Vangelo. Il culto di Maria declinò tutta la vita di Rosa e fu un culto di venerazione, di amore, di confidenza filiale e di imitazione. Tra gli atti della sua pietà mariana al primo posto troviamo il Santo Rosario. Imparò a recitarlo in famiglia; ne comprese sempre meglio il valore, ne gustò la profondità attraverso la meditazione dei misteri.

La sua devozione alla Vergine ebbe un altro stimolo potente nelle visite al celebre Santuario di Monte Berico che avrà un’influenza grandissima nella sua vita”

sr. Maria Zaffonato

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